Le percoche, per l’intensità del sapore e del profumo e per la compattezza della polpa, sono spesso sinonimo di “pesche industriali”, adatte alla produzione dei migliori derivati della pesca: succhi, passàti, polpa e frutta sciroppata. Per contro, l’aderenza della polpa al nòcciolo è tale da costringere a staccarla con il coltello.
Il nome percoca e il colore aranciato dei frutti ha portato alla falsa credenza, specialmente nell’Italia centro-settentrionale, dove il prodotto è meno comune, che si tratti d’un ibrido tra la pesca e l’albicocca; ma la percoca è in realtà una pesca a tutti gli effetti. Vero è che le forme precoca, percoca e percocca sono allotrope della parola albicocca, risalendo tutte all’aggettivo latino PRAECŎQUUS, cioè primaticcio.
Particolarmente note sono le coltivazioni in campania, soprattutto nell’area flegrea, nella valle del sarno e a siano (SA); ma sono coltivate e assai diffuse anche in PUGLIA, in BASILICATA, in CALABRIA, in SARDEGNA e in MOLISE.
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